Come previsto. Le spiegazioni postume sono sempre difficili, si riducono a semplici affermazioni che nulla spiegano ma denotano imbarazzo. Il Comitato non ha “rimproverato” Mariani per aver cambiato idea, è un suo diritto, ha solo evidenziato le contraddizioni e le stranezze.
Non è sufficiente dichiararsi a favore dell’acqua pubblica, bisogna anche esserlo nei fatti. I soci di una Società pubblica devono essere tutti Enti Pubblici (Idroservice, peraltro, non è partecipata direttamente da nessun Comune); è un requisito essenziale ma non sufficiente. È necessario che non esista vocazione commerciale (LRH ha, addirittura, effettuato operazioni di pura finanza che con il pubblico e con il servizio idrico non c’entrano nulla) e che lo scopo sia un servizio efficiente ed efficace a tariffe le più basse possibile.
Mariani è veramente convinto che consentire a Idroservice di fare utili con impropri aumenti di tariffe sia la funzione di un servizio pubblico? Questo è quello che hanno fatto i Comuni nell’assemblea di approvazione del bilancio 2012 di Idrolario, con voto contrario, pur minoritario, e posizione ferma di Mariani, dell’allora Sindaco di Merate e di altri Comuni.
Questi sarebbero i Comuni che, per onestà intellettuale, sono favorevoli al mantenimento nella sfera pubblica del servizio? Caro Mariani, non è il Comitato che mistifica o strumentalizza ma quei Sindaci che utilizzano il servizio idrico per ragioni diverse da quelle di un servizio pubblico. È il gruppo di Sindaci ai quali, Lei, si è contrapposto nel passato ed ora ne fa parte. Si ricorda, per altrettanta onestà intellettuale quando, anche in convegni pubblici, dichiarava che quel Gruppo aveva obiettivi diversi dall’acqua pubblica?
Sorprendente l’affermazione che il Comune di Mandello non avrebbe mai deliberato la fuoriuscita di Idroservice da L.R.H.. Quando Mariani l’ha sostenuta nella Conferenza dei Comuni e nell’Ufficio d’Ambito, nel quale è presente in quanto sindaco di Mandello, a che titolo l’ha fatto? A titolo personale? Auguriamoci che stia scherzando perché, in caso contrario, la questione assumerebbe connotazioni di particolare e grave irregolarità nello svolgimento del mandato che gli è stato conferito.
È vero che, Mariani, non è intervenuto nel dibattito circa l’obbligatorietà della preventiva delibera consigliare ma, avendo votato a favore di chi non la riteneva necessaria, ha sostenuto la stessa tesi; il voto è una dichiarazione. Non scherziamo, il voto nelle assemblee regolate da uno statuto e dalla legge, è una cosa seria.
Evitare una “sterile posizione di testimonianza politica”, è una delle motivazioni di Mariani. Non crediamo che mettersi realmente al servizio dei cittadini e agire nel loro interesse sia una testimonianza e tantomeno sterile. Chi è chiamato, dai cittadini, a governare un territorio deve, anche se minoranza ma convinto, difendere le posizioni. Certo, una testimonianza scomoda, isola e limita le prospettive personali ma denota coerenza. È quello che hanno fatto i componenti il Comitato, coscienti che la loro fastidiosa posizione impedirà carriere politiche o occupazione di posti. Ne sono coscienti e ne sono orgogliosi.
Non intendiamo soffermarci oltre sulla replica di Mariani, perché sarebbe, in questo caso realmente sterile. Preferiamo, prendendo spunto da affermazioni apparse sui media locali e in vari comunicati, approfondire, nel merito, la questione.
Alcuni Sindaci rivendicano il pagamento dei mutui dei Comuni relativi ai beni messi a disposizioni del gestore del servizio idrico. Sacrosanto! Bisognerebbe però capire perché è successo e di chi è la responsabilità. Se veramente i Sindaci avessero potuto o saputo, esercitare il cosiddetto “controllo analogo”, avrebbero impedito utili elevati, contrari alla tariffa, a favore di Lario reti Holding/Idroservice e la formazione di un elevato quanto assurdo credito IVA, circa 10mln di euro. Il credito IVA, che si poteva evitare mantenendo il servizio in Idrolario invece di appaltarlo a L.R.H./Idroservice, è un importo congelato e non disponibile che impedisce il rimborso dei mutui.
La responsabilità è dei Sindaci che non hanno esercitato il controllo analogo, in primis il Comitato tecnico, nominato per questo motivo, e si sono fatti imporre le strategie e gli atti da chi amministra la società o meglio il gruppo Lario Reti Holding. Questo è successo perché non sono garantite le funzioni pubbliche ma sono privilegiate le strategie di logica privatistica: il profitto e la finanza o “corporate finance”, come qualcuno ama chiamarla. Non accettiamo più le affermazioni, queste realmente sterili, che la maggioranza dei Sindaci è favorevole al servizio idrico pubblico. I fatti sembrano dimostrare l’esatto contrario.
Chiariamo una volta per tutte la questione dell’indebitamento di Idrolario e il conseguente stato di insolvenza, che non esistono. Sono utili per infondere paura e condizionare le scelte dei Sindaci.
Se qualcuno ha un debito, qualcun altro ha un credito, è incontestabile. Nel caso di Idrolario e di Idroservice il debito ed il credito fanno capo agli stessi Enti, i 65 Comuni soci di Idrolario e, indirettamente, di Idroservice. Unendo le due società il credito ed il debito, per somma algebrica, si annullano. Se una società è contemporaneamente debitore e creditore non esiste né il debito e nemmeno il credito.
I Sindaci pro Idroservice vogliono fare la stessa cosa ma appropriandosi di beni, per legge e statuto inalienabili, e affidare il servizio ad una società che non ha i requisiti per ottenerlo. Un operazione probabilmente congegnata già nel 2008 quando si è costituita Idrolario senza conferirle la gestione del servizio e proseguita nel 2011 quando, per effetto di modifiche normative, si è affidato il servizio a Idrolario mantenendo tutta la struttura operativa in capo a Lario Reti Holding che ha operato in totale violazione della normativa sugli appalti.
Il Comitato, già nel corso del 2013 ha elaborato una sua proposta che, in forza della raccolta di firme di cittadini, è stata sottoposta all’ordine del giorno del Consiglio Provinciale. La proposta era molto semplice. Separare Idroservice da Lario Reti Holding (condizione deliberata dal Consiglio Provinciale e completamente ignorata da chi doveva darne esecuzione) e incorporazione di Idroservice in Idrolario. Non è una banale questione di forma. Il debito/credito si azzererebbe, perchè in capo allo stesso soggetto, con conseguente superamento del problema dell’indebitamento e del presunto stato di insolvenza, i soci sarebbero i 65 Comuni direttamente garantendo il controllo analogo e tutti i requisiti per l’affidamento in house e quello che la maggioranza degli italiani ha voluto con il referendum del 2011.
Superati i problemi dell’indebitamento verso Idroservice, Idrolario potrebbe riprendere la propria normale attività come confermerebbe anche la semestrale 2014 di Idrolario:
Avremmo una società solida, efficiente ed efficace in grado, probabilmente, di ridurre le tariffe garantendo, nel contempo anche i lavoratori come, giustamente, auspicano i sindacati, pur con qualche contraddizione forse anche perché non hanno ben compreso la situazione influenzati dalle indicazioni di una sola parte, quella che ad oggi ha creato solo problemi, pasticci e che è la diretta responsabile della grave, forse voluta situazione finanziaria, in realtà inesistente.
La decisione dell’amministratore unico di Idrolario di rinunciare all’affidamento solo qualche giorno dopo la sua nomina è stata, probabilmente, affrettata e si è uniformata passivamente a decisioni prese in altra sede. Avrebbe dovuto, nella logica della tutela e salvaguardia del patrimonio sociale, come avrebbe fatto un qualsiasi amministratore, verificare soluzioni alternative a garanzia di tutti i soci. Ma era necessario far scattare l’emergenza, che è avvenuta con la rinuncia all’affidamento, per costringere il Consiglio Provinciale ad una delibera a favore di Idroservice, pur riconosciuta non legittima, per garantire la continuità del servizio.
La soluzione sin qui percorsa dalla maggioranza ha una grave pecca perché danneggia e lascia in situazione precaria, anche per le responsabilità patrimoniali, i Comuni del Meratese, del Casatese e dell’Oggionese. Quali le ragioni? Probabilmente le ragioni vanno ricercate nel disegno di realizzazione di una società non strumentale alle attività istituzionali e aperte più agevolmente al mercato finanziario. Lo hanno scritto gli amministratori di L.R.H. nel progetto di “spin-off” che ha portato alla costituzione di Idroservice. In questa logica sono necessari i “profitti” che, però, nel settore idrico non sono consentiti.
Rimandiamo al sindaco di Garlate, Giuseppe Conti, e ai Sindaci che la pensano come lui, l’accusa di provocare l’affidamento mediante gara da parte di chi non è allineato. È vero il contrario, come sembra confermare il recente parere dell’Autority per la concorrenza. Ma forse è proprio quello che qualcuno vuole.
Se si dovesse arrivare all’affidamento mediante gara, come farà il sindacato a spiegare ai lavoratori che il possibile nuovo affidatario privato, magari nella logica della ottimizzazione dei costi, potrebbe procedere con una riduzione del personale. È un leitmotiv già visto. D’altronde il sindacato, dopo aver affermato la propria contrarietà ad una società di 2° livello ha deciso, per ragioni che non conosciamo, percorrere esattamente quell’ipotesi.
Cittadini, attenzione, alle frasi fatte e alle affermazioni facili, spesso nascondono la verità. Il Comitato Acqua Pubblica non ha mire di governo e nessuno dei suoi aderenti ha ambizioni personali, si chiama fuori dalla “casta”, ma non demorde nella battaglia per i Beni Comuni e per la Democrazia in questo Paese.
Per questo motivo ci siamo dilungati, e ci scusiamo, ma abbiamo voluto essere precisi e, possibilmente chiari, in una situazione complessa.
Comitato Lecchese Acqua pubblica e beni comuni
Non è sufficiente dichiararsi a favore dell’acqua pubblica, bisogna anche esserlo nei fatti. I soci di una Società pubblica devono essere tutti Enti Pubblici (Idroservice, peraltro, non è partecipata direttamente da nessun Comune); è un requisito essenziale ma non sufficiente. È necessario che non esista vocazione commerciale (LRH ha, addirittura, effettuato operazioni di pura finanza che con il pubblico e con il servizio idrico non c’entrano nulla) e che lo scopo sia un servizio efficiente ed efficace a tariffe le più basse possibile.
Mariani è veramente convinto che consentire a Idroservice di fare utili con impropri aumenti di tariffe sia la funzione di un servizio pubblico? Questo è quello che hanno fatto i Comuni nell’assemblea di approvazione del bilancio 2012 di Idrolario, con voto contrario, pur minoritario, e posizione ferma di Mariani, dell’allora Sindaco di Merate e di altri Comuni.
Questi sarebbero i Comuni che, per onestà intellettuale, sono favorevoli al mantenimento nella sfera pubblica del servizio? Caro Mariani, non è il Comitato che mistifica o strumentalizza ma quei Sindaci che utilizzano il servizio idrico per ragioni diverse da quelle di un servizio pubblico. È il gruppo di Sindaci ai quali, Lei, si è contrapposto nel passato ed ora ne fa parte. Si ricorda, per altrettanta onestà intellettuale quando, anche in convegni pubblici, dichiarava che quel Gruppo aveva obiettivi diversi dall’acqua pubblica?
Sorprendente l’affermazione che il Comune di Mandello non avrebbe mai deliberato la fuoriuscita di Idroservice da L.R.H.. Quando Mariani l’ha sostenuta nella Conferenza dei Comuni e nell’Ufficio d’Ambito, nel quale è presente in quanto sindaco di Mandello, a che titolo l’ha fatto? A titolo personale? Auguriamoci che stia scherzando perché, in caso contrario, la questione assumerebbe connotazioni di particolare e grave irregolarità nello svolgimento del mandato che gli è stato conferito.
È vero che, Mariani, non è intervenuto nel dibattito circa l’obbligatorietà della preventiva delibera consigliare ma, avendo votato a favore di chi non la riteneva necessaria, ha sostenuto la stessa tesi; il voto è una dichiarazione. Non scherziamo, il voto nelle assemblee regolate da uno statuto e dalla legge, è una cosa seria.
Evitare una “sterile posizione di testimonianza politica”, è una delle motivazioni di Mariani. Non crediamo che mettersi realmente al servizio dei cittadini e agire nel loro interesse sia una testimonianza e tantomeno sterile. Chi è chiamato, dai cittadini, a governare un territorio deve, anche se minoranza ma convinto, difendere le posizioni. Certo, una testimonianza scomoda, isola e limita le prospettive personali ma denota coerenza. È quello che hanno fatto i componenti il Comitato, coscienti che la loro fastidiosa posizione impedirà carriere politiche o occupazione di posti. Ne sono coscienti e ne sono orgogliosi.
Non intendiamo soffermarci oltre sulla replica di Mariani, perché sarebbe, in questo caso realmente sterile. Preferiamo, prendendo spunto da affermazioni apparse sui media locali e in vari comunicati, approfondire, nel merito, la questione.
Alcuni Sindaci rivendicano il pagamento dei mutui dei Comuni relativi ai beni messi a disposizioni del gestore del servizio idrico. Sacrosanto! Bisognerebbe però capire perché è successo e di chi è la responsabilità. Se veramente i Sindaci avessero potuto o saputo, esercitare il cosiddetto “controllo analogo”, avrebbero impedito utili elevati, contrari alla tariffa, a favore di Lario reti Holding/Idroservice e la formazione di un elevato quanto assurdo credito IVA, circa 10mln di euro. Il credito IVA, che si poteva evitare mantenendo il servizio in Idrolario invece di appaltarlo a L.R.H./Idroservice, è un importo congelato e non disponibile che impedisce il rimborso dei mutui.
La responsabilità è dei Sindaci che non hanno esercitato il controllo analogo, in primis il Comitato tecnico, nominato per questo motivo, e si sono fatti imporre le strategie e gli atti da chi amministra la società o meglio il gruppo Lario Reti Holding. Questo è successo perché non sono garantite le funzioni pubbliche ma sono privilegiate le strategie di logica privatistica: il profitto e la finanza o “corporate finance”, come qualcuno ama chiamarla. Non accettiamo più le affermazioni, queste realmente sterili, che la maggioranza dei Sindaci è favorevole al servizio idrico pubblico. I fatti sembrano dimostrare l’esatto contrario.
Chiariamo una volta per tutte la questione dell’indebitamento di Idrolario e il conseguente stato di insolvenza, che non esistono. Sono utili per infondere paura e condizionare le scelte dei Sindaci.
Se qualcuno ha un debito, qualcun altro ha un credito, è incontestabile. Nel caso di Idrolario e di Idroservice il debito ed il credito fanno capo agli stessi Enti, i 65 Comuni soci di Idrolario e, indirettamente, di Idroservice. Unendo le due società il credito ed il debito, per somma algebrica, si annullano. Se una società è contemporaneamente debitore e creditore non esiste né il debito e nemmeno il credito.
I Sindaci pro Idroservice vogliono fare la stessa cosa ma appropriandosi di beni, per legge e statuto inalienabili, e affidare il servizio ad una società che non ha i requisiti per ottenerlo. Un operazione probabilmente congegnata già nel 2008 quando si è costituita Idrolario senza conferirle la gestione del servizio e proseguita nel 2011 quando, per effetto di modifiche normative, si è affidato il servizio a Idrolario mantenendo tutta la struttura operativa in capo a Lario Reti Holding che ha operato in totale violazione della normativa sugli appalti.
Il Comitato, già nel corso del 2013 ha elaborato una sua proposta che, in forza della raccolta di firme di cittadini, è stata sottoposta all’ordine del giorno del Consiglio Provinciale. La proposta era molto semplice. Separare Idroservice da Lario Reti Holding (condizione deliberata dal Consiglio Provinciale e completamente ignorata da chi doveva darne esecuzione) e incorporazione di Idroservice in Idrolario. Non è una banale questione di forma. Il debito/credito si azzererebbe, perchè in capo allo stesso soggetto, con conseguente superamento del problema dell’indebitamento e del presunto stato di insolvenza, i soci sarebbero i 65 Comuni direttamente garantendo il controllo analogo e tutti i requisiti per l’affidamento in house e quello che la maggioranza degli italiani ha voluto con il referendum del 2011.
Superati i problemi dell’indebitamento verso Idroservice, Idrolario potrebbe riprendere la propria normale attività come confermerebbe anche la semestrale 2014 di Idrolario:
- senza impropri e illegittimi trasferimenti di risorse, che gravano sulla tariffa (nel 2013 Idroservice ha trasferito € 2.229.500 a Lario Reti Holding per un fantomatico contratto di servizio probabilmente estraneo al servizio idrico)
- senza ulteriore aggravamento della posizione IVA
- con possibilità di pianificare, anche finanziariamente, gli investimenti previsti dal Piano d’Ambito
Avremmo una società solida, efficiente ed efficace in grado, probabilmente, di ridurre le tariffe garantendo, nel contempo anche i lavoratori come, giustamente, auspicano i sindacati, pur con qualche contraddizione forse anche perché non hanno ben compreso la situazione influenzati dalle indicazioni di una sola parte, quella che ad oggi ha creato solo problemi, pasticci e che è la diretta responsabile della grave, forse voluta situazione finanziaria, in realtà inesistente.
La decisione dell’amministratore unico di Idrolario di rinunciare all’affidamento solo qualche giorno dopo la sua nomina è stata, probabilmente, affrettata e si è uniformata passivamente a decisioni prese in altra sede. Avrebbe dovuto, nella logica della tutela e salvaguardia del patrimonio sociale, come avrebbe fatto un qualsiasi amministratore, verificare soluzioni alternative a garanzia di tutti i soci. Ma era necessario far scattare l’emergenza, che è avvenuta con la rinuncia all’affidamento, per costringere il Consiglio Provinciale ad una delibera a favore di Idroservice, pur riconosciuta non legittima, per garantire la continuità del servizio.
La soluzione sin qui percorsa dalla maggioranza ha una grave pecca perché danneggia e lascia in situazione precaria, anche per le responsabilità patrimoniali, i Comuni del Meratese, del Casatese e dell’Oggionese. Quali le ragioni? Probabilmente le ragioni vanno ricercate nel disegno di realizzazione di una società non strumentale alle attività istituzionali e aperte più agevolmente al mercato finanziario. Lo hanno scritto gli amministratori di L.R.H. nel progetto di “spin-off” che ha portato alla costituzione di Idroservice. In questa logica sono necessari i “profitti” che, però, nel settore idrico non sono consentiti.
Rimandiamo al sindaco di Garlate, Giuseppe Conti, e ai Sindaci che la pensano come lui, l’accusa di provocare l’affidamento mediante gara da parte di chi non è allineato. È vero il contrario, come sembra confermare il recente parere dell’Autority per la concorrenza. Ma forse è proprio quello che qualcuno vuole.
Se si dovesse arrivare all’affidamento mediante gara, come farà il sindacato a spiegare ai lavoratori che il possibile nuovo affidatario privato, magari nella logica della ottimizzazione dei costi, potrebbe procedere con una riduzione del personale. È un leitmotiv già visto. D’altronde il sindacato, dopo aver affermato la propria contrarietà ad una società di 2° livello ha deciso, per ragioni che non conosciamo, percorrere esattamente quell’ipotesi.
Cittadini, attenzione, alle frasi fatte e alle affermazioni facili, spesso nascondono la verità. Il Comitato Acqua Pubblica non ha mire di governo e nessuno dei suoi aderenti ha ambizioni personali, si chiama fuori dalla “casta”, ma non demorde nella battaglia per i Beni Comuni e per la Democrazia in questo Paese.
Per questo motivo ci siamo dilungati, e ci scusiamo, ma abbiamo voluto essere precisi e, possibilmente chiari, in una situazione complessa.
Comitato Lecchese Acqua pubblica e beni comuni