Comitato Lecchese Acqua Pubblica
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Lettera aperta al Giornale di Merate

24/10/2014

 
Replichiamo all’articolo di Giancarlo Ferrario apparso sul Giornale di Merate il 21.10 con una lettera aperta perché il Giornale, ma anche tutto il Gruppo Editoriale cui appartiene, non pubblica mai i nostri Comunicati. Riteniamo, però che i cittadini debbano essere a conoscenza di tutte le opinioni lasciando alla loro libera autonomia il giudizio finale. Questo dovrebbe essere il principio sul quale fondare un’informazione corretta. Un ringraziamento a Giancarlo Ferrario, il suo articolo del 21.10 è stato illuminante.

Non sono le contrapposizioni politiche, i problemi di campanile, le invidie e le gelosie che motivano il Comitato ma la non condivisione delle scelte e non tecniche sin qui fatte. Non è nemmeno la non comprensione, abbiamo capito bene che cosa sta succedendo. Forse è proprio Ferrario che non ha compreso, basterebbe poca attenzione e buon senso per comprendere che quelle ragioni dimostrano esattamente il contrario.

Lario Reti Holding è eccellente, scrive Ferrario, perché realizza 23,2 milioni di euro di ebitda (margine operativo lordo), 6,5milioni di investimenti, ha un indebitamento di 2,8milioni di euro nel medio/lungo e occupa ben 219 dipendenti.

I lecchesi dovrebbero essere felici, una società ricca che distribuisce anche 4milioni di euro è una risorsa per la nostra provincia. Ma è vero? Proviamo a esporre le nostre ragioni.

Un utile lordo di 23,2milioni di euro, se rapportato alle famiglie della provincia (148.000), significa una maggiore spesa media di oltre 150 euro all’anno. Bisogna, però, aggiungere l’IVA e le accise sul gas e la spesa sale a oltre € 200. Per consentire utili a LRH si è dovuto far perdere Idrolario. Nei prossimi mesi arriveranno bollette acqua per conguagli tariffari, 2012 e 2013, necessari per ripianare le perdite, per un totale di 6milioni d euro; altri 50 euro circa di maggior spesa per le famiglie. Questo è il risultato di una eccellente gestione. Ai cittadini, che si lamentano per le bollette troppo alte, il giudizio.

LRH ha effettuato 6,5milioni di investimenti? Vero ma la maggior è costituita da acquisizioni di partecipazioni (€ 5,5milioni), ossia operazioni di pura natura finanziaria. Per le reti, gli impianti e l’efficienza del servizio solo qualche monetina. Anche questa è un’eccellenza: l’efficienza del servizio serve al cittadino mentre le operazioni finanziarie rafforzano i “centri di potere”.

Solo 2,8milioni di indebitamento nel medio/lungo, ulteriore indice di eccellenza secondo Ferrario. Noi riteniamo che sia solo indice di disinteresse verso il servizio per privilegiare logiche finanziarie. Non si capirebbero, al contrario, le ragioni per tenere congelata una disponibilità di 37milioni di euro, che frutta quasi 900mila euro di interessi attivi all’anno. Forse qui sta la ragione delle perdite di Idrolario e del suo indebitamento verso il Gruppo LRH. Prima si provoca lo stato d’insolvenza, non vero ma raffigurato, poi si tenta di comprare tutto con un tozzo di pane. Ma Idrolario non è una concorrente, è una società di proprietà degli stessi Comuni azionisti di LRH.

Altro che eccellenza, a noi sembra assurdo che i soci di una società possano far fallire una società di cui sono pure soci. Forse c’è una logica speculativa che, però, dovrebbe essere estranea al pubblico.

Ma perché, invece di informare, si prendono in giro i cittadini? LRH garantisce l’occupazione a 219 dipendenti solo perché sono funzionali all’erogazione del servizio e tali resterebbero, ma potrebbero anche aumentare se si abbandonasse la logica finanziaria e si facessero investimenti, quelli veri però. Potrebbe esistere un rischio per i dipendenti assunti in logiche clientelari o per meriti “politici” magari attraverso amicizie e raccomandazioni.

Per fortuna, però, LRH fa 12milioni di utili netti e 4milioni di euro di dividendi! Non sarebbe meglio ridurre le tariffe, fare investimenti per migliorare il servizio magari anche in settori diversi ma sempre e unicamente pubblici. Una sana regola di economia sconsiglia di utilizzare utili di una società per ripianare perdite di un’altra. È vero nel privato ma non nel pubblico perché l’obiettivo di una società non deve essere il profitto mentre le perdite sono costi di servizi sociali non coperti dalla fiscalità generale.

Come si fa ad affermare che tutto questo è frutto di una scelta lungimirante di buona politica che privilegia il territorio agli interessi di partito? Impoverire la gente è buona politica? Non rispettare le leggi è buona politica? Non è un problema di non comprensione ma di irritazione.

Quanta enfasi per sostenere LRH ma anche molte imprecisioni ed errori. LRH non è una “multiutility”; è una Holding che opera nel settore dei servizi pubblici attraverso “società di scopo”, un modello che probabilmente non è conforme nemmeno a quanto previsto dal decreto “Sblocca Italia” e dalla “Legge di Stabilità”. E  che di dire della proposta di farvi confluire addirittura anche la gestione dei rifiuti  in mano oggi a Silea spa?

Il Comitato è favorevole al vincolo per le società idriche, ma anche per tutte le società che erogano servizi pubblici, della totale partecipazione pubblica diretta (1° livello), contesta la partecipazione pubblica indiretta (2° livello) perché non conforme alla normativa comunitaria e nazionale.

Lo afferma il Garante la Concorrenza ed il Mercato precisando, con riferimento alle società di 2° livello, “pregiudicando, pertanto, la sussistenza stessa dei requisiti per la praticabilità del in house”. Questi problemi però, in una strana logica, non esistono; L’A.U. di Lario Reti Holding risolve tutto raccontando che il Presidente (si presume dell’Autority) lo ha informato che tutto è stato archiviato nel maggio scorso. Ma quanto racconta Vittorio Proserpio è smentito dagli atti dell’Autority.

Sostenere l’affidamento del servizio ad una società di 1° livello, cioè partecipata direttamente da Enti pubblici, non è una sterile, ideologica o strumentale posizione per il Comitato e per alcuni Comuni della Provincia, è unicamente il modo di evitare l’affidamento del servizio mediante gara, cui potrebbe portare, nell’ipotesi contraria, se l’Autority o qualche operatore di settore facesse ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale).

La conseguenza sarebbe la privatizzazione del servizio idrico. Le affermazioni di chi sostiene l’affidamento ad una società di 2° livello, e che si dichiara anche a favore dell’acqua pubblica, mette a rischio l’affidamento in house inutilmente quando, con una semplice e banale operazione, potrebbe scongiurare il pericolo. Perché? Per fare 12milioni di utili e 4milioni di dividendi? Questa è una logica che realizza una privatizzazione non formale ma sostanziale.

Dobbiamo valorizzare, sostenere, essere orgogliosi e difendere LRH, conclude l’articolista.

Viene in mente la nota fiaba di Hans Christian Andersen. I cortigiani adulatori lusingavano il re per l’abito inesistente ma un ragazzino ha sconfessato tutti gridando “il re è nudo!”. Noi siamo come quel “ragazzino”, non sappiamo essere cortigiani e adulatori.

In questo Paese, i cittadini pagano già troppo grazie a questa “buona politica” e a questo voler realizzare, a tutti i costi, una logica di mercato e profitti invece di occuparsi di erogare servizi che costino il meno possibile.

Comitato  Lecchese  Acqua pubblica e beni comuni


Lettera aperta al Sindaco del Comune di Colico

17/10/2014

 
La “Lista Civica Cambiamento” di Colico ha chiesto al Sindaco di invitare il nostro Comitato alla serata organizzata dal Comune, con la presenza di Virginio Brivio, Vittorio Proserpio e Gianfranco Castelli per fornire una completa informazione con la presenza anche di chi ha una opinione diversa da quella espressa dai tre.

Ma il Sindaco ha risposto che, essendo l’incontro pubblico, il Comitato avrebbe potuto partecipare per fare domande e chiedere chiarimenti ai tre relatori.

Il “Comitato Acqua pubblica e Beni Comuni” non ha bisogno di fare domande perché conosce già le risposte e, soprattutto, conosce molto bene la questione che è dettagliatamente stata illustrata nell’esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti presentata nel marzo 2014.

Il Comitato avrebbe spiegato perché un Comune, quello di Colico, non può e non deve fare “investimenti fruttuosi” sottoscrivendo azioni di una SPA, Lario Reti Holding.

Il Comitato avrebbe spiegato perché gli amministratori delle società interessate al progetto non devono essere partecipi allo stesso in quanto semplici esecutori degli indirizzi dei consigli comunali.

Il Comitato avrebbe spiegato perché, probabilmente, gli amministratori delle società presenti non sono nemmeno tali.

Il Comitato avrebbe spiegato perché le strategie, che i tre relatori illustreranno, porteranno direttamente all’affidamento mediante gara e all’avvio di un processo di privatizzazione della gestione del settore idrico. È quanto, di fatto, espresso dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in un caso, Brianza Acque spa, analogo a quello che sarà presentato.

Il Comitato avrebbe spiegato molte altre situazioni che in questa provincia e nel settore idrico non funzionano o sono causa di molti dubbi e perplessità.

Lista Civica Cambiamento ha solo chiesto di rendere veramente oggettivo il quadro informativo e non soltanto il “più possibile” oggettivo della situazione del SII nella provincia di Lecco avendo constatato la sola presenza di persone che di fatto stanno ostacolando l'attuazione della delibera provinciale e l'assenza di veri interlocutori come il Comitato e di quei Sindaci che peraltro avrebbero potuto illustrare aspetti rilevanti che siamo sicuri né il Sindaco di Lecco ( politico e non tecnico), nè gli amministratori unici, che dovrebbero astenersi da dibattiti pubblici di fatto da loro condotti, hanno interesse ad affrontare

Lista Civica Cambiamento ha solo chiesto in altri termini il rispetto del principio costituzionale che garantisce libertà di opinioni e di loro espressione.

Anche la libertà e la democrazia sono Beni Comuni. Una volta il Comitato ha già raccolto il consenso della maggioranza degli italiani e dei lecchesi. Per salvaguardare la libertà e la democrazia è pronto a riprovarci.

Il Comitato Acqua pubblica e Beni Comuni

NON SOLO UNA REPLICA A MARIANI. VOGLIAMO INFORMARE I CITTADINI. 

14/10/2014

 
Come previsto. Le spiegazioni postume sono sempre difficili, si riducono a semplici affermazioni che nulla spiegano ma denotano imbarazzo. Il Comitato non ha “rimproverato” Mariani per aver cambiato idea, è un suo diritto, ha solo evidenziato le contraddizioni e le stranezze.

Non è sufficiente dichiararsi a favore dell’acqua pubblica, bisogna anche esserlo nei fatti. I soci di una Società pubblica devono essere tutti Enti Pubblici (Idroservice, peraltro, non è partecipata direttamente da nessun Comune); è un requisito essenziale ma non sufficiente. È necessario che non esista vocazione commerciale (LRH ha, addirittura, effettuato operazioni di pura finanza che con il pubblico e con il servizio idrico non c’entrano nulla) e che lo scopo sia un servizio efficiente ed efficace a tariffe le più basse possibile.

Mariani è veramente convinto che consentire a Idroservice di fare utili con impropri aumenti di tariffe sia la funzione di un servizio pubblico? Questo è quello che hanno fatto i Comuni nell’assemblea di approvazione del bilancio 2012 di Idrolario, con voto contrario, pur minoritario, e posizione ferma di Mariani, dell’allora Sindaco di Merate e di altri Comuni.

Questi sarebbero i Comuni che, per onestà intellettuale, sono favorevoli al mantenimento nella sfera pubblica del servizio? Caro Mariani, non è il Comitato che mistifica o strumentalizza ma quei Sindaci che utilizzano il servizio idrico per ragioni diverse da quelle di un servizio  pubblico. È il gruppo di Sindaci ai quali, Lei, si è contrapposto nel passato ed ora ne fa parte. Si ricorda, per altrettanta onestà intellettuale quando, anche in convegni pubblici, dichiarava che quel Gruppo aveva obiettivi diversi dall’acqua pubblica?

Sorprendente l’affermazione che il Comune di Mandello non avrebbe mai deliberato la fuoriuscita di Idroservice da L.R.H.. Quando Mariani l’ha sostenuta nella Conferenza dei Comuni e nell’Ufficio d’Ambito, nel quale è presente in quanto sindaco di Mandello, a che titolo l’ha fatto? A titolo personale? Auguriamoci che stia scherzando perché, in caso contrario, la questione assumerebbe connotazioni di particolare e grave irregolarità nello svolgimento del mandato che gli è stato conferito.

È vero che, Mariani, non è intervenuto nel dibattito circa l’obbligatorietà della preventiva delibera consigliare ma, avendo votato a favore di chi non la riteneva necessaria, ha sostenuto la stessa tesi; il voto è una dichiarazione. Non scherziamo, il voto nelle assemblee regolate da uno statuto e dalla legge, è una cosa seria.

Evitare una “sterile posizione di testimonianza politica”, è una delle motivazioni di Mariani. Non crediamo che mettersi realmente al servizio dei cittadini e agire nel loro interesse sia una testimonianza e tantomeno sterile. Chi è chiamato, dai cittadini, a governare un territorio deve, anche se minoranza ma convinto, difendere le posizioni. Certo, una testimonianza scomoda, isola e limita le prospettive personali ma denota coerenza. È quello che hanno fatto i componenti il Comitato, coscienti che la loro fastidiosa posizione impedirà carriere politiche o occupazione di posti. Ne sono coscienti e ne sono orgogliosi.

Non intendiamo soffermarci oltre sulla replica di Mariani, perché sarebbe, in questo caso realmente sterile. Preferiamo, prendendo spunto da affermazioni apparse sui media locali e in vari comunicati, approfondire, nel merito, la questione.

Alcuni Sindaci rivendicano il pagamento dei mutui dei Comuni relativi ai beni messi a disposizioni del gestore del servizio idrico. Sacrosanto! Bisognerebbe però capire perché è successo e di chi è la responsabilità. Se veramente i Sindaci avessero potuto o saputo, esercitare il cosiddetto “controllo analogo”, avrebbero impedito utili elevati, contrari alla tariffa, a favore di Lario reti Holding/Idroservice e la formazione di un elevato quanto assurdo credito IVA, circa 10mln di euro. Il credito IVA, che si poteva evitare mantenendo il servizio in Idrolario invece di appaltarlo a L.R.H./Idroservice, è un importo congelato e non disponibile che impedisce il rimborso dei mutui.

La responsabilità è dei Sindaci che non hanno esercitato il controllo analogo, in primis il Comitato tecnico, nominato per questo motivo, e si sono fatti imporre le strategie e gli atti da chi amministra la società o meglio il gruppo Lario Reti Holding. Questo è successo perché non sono garantite le funzioni pubbliche ma sono privilegiate le strategie di logica privatistica: il profitto e la finanza o “corporate finance”, come qualcuno ama chiamarla. Non accettiamo più le affermazioni, queste realmente sterili, che la maggioranza dei Sindaci è favorevole al servizio idrico pubblico. I fatti sembrano dimostrare l’esatto contrario.

Chiariamo una volta per tutte la questione dell’indebitamento di Idrolario e il conseguente stato di insolvenza, che non esistono. Sono utili per infondere paura e condizionare le scelte dei Sindaci.

Se qualcuno ha un debito, qualcun altro ha un credito, è incontestabile. Nel caso di Idrolario e di Idroservice il debito ed il credito fanno capo agli stessi Enti, i 65 Comuni soci di Idrolario e, indirettamente, di Idroservice. Unendo le due società il credito ed il debito, per somma algebrica, si annullano. Se una società è contemporaneamente debitore e creditore non esiste né il debito e nemmeno il credito.

I Sindaci pro Idroservice vogliono fare la stessa cosa ma appropriandosi di beni, per legge e statuto inalienabili, e affidare il servizio ad una società che non ha i requisiti per ottenerlo. Un operazione probabilmente congegnata già nel 2008 quando si è costituita Idrolario senza conferirle la gestione del servizio e proseguita nel 2011 quando, per effetto di modifiche normative, si è affidato il servizio a Idrolario mantenendo tutta la struttura operativa in capo a Lario Reti Holding che ha operato in totale violazione della normativa sugli appalti.

Il Comitato, già nel corso del 2013 ha elaborato una sua proposta che, in forza della raccolta di firme di cittadini, è stata sottoposta all’ordine del giorno del Consiglio Provinciale. La proposta era molto semplice. Separare Idroservice da Lario Reti Holding (condizione deliberata dal Consiglio Provinciale e completamente ignorata da chi doveva darne esecuzione) e incorporazione di Idroservice in Idrolario. Non è una banale questione di forma. Il debito/credito si azzererebbe, perchè in capo allo stesso soggetto, con conseguente superamento del problema dell’indebitamento e del presunto stato di insolvenza, i soci sarebbero i 65 Comuni direttamente garantendo il controllo analogo e tutti i requisiti per l’affidamento in house e quello che la maggioranza degli italiani ha voluto con il referendum del 2011.

Superati i problemi dell’indebitamento verso Idroservice, Idrolario potrebbe riprendere la propria normale attività come confermerebbe anche la semestrale 2014 di Idrolario:

  • senza impropri e illegittimi trasferimenti di risorse, che gravano sulla tariffa (nel 2013 Idroservice ha trasferito € 2.229.500 a Lario Reti Holding per un fantomatico contratto di servizio probabilmente estraneo al servizio idrico)
  • senza ulteriore aggravamento della posizione IVA
  • con possibilità di pianificare, anche finanziariamente, gli investimenti previsti dal Piano d’Ambito

Avremmo una società solida, efficiente ed efficace in grado, probabilmente, di ridurre le tariffe garantendo, nel contempo anche i lavoratori come, giustamente, auspicano i sindacati, pur con qualche contraddizione forse anche perché non hanno ben compreso la situazione influenzati dalle indicazioni di una sola parte, quella che ad oggi ha creato solo problemi, pasticci e che è la diretta responsabile della grave, forse voluta situazione finanziaria, in realtà inesistente.

La decisione dell’amministratore unico di Idrolario di rinunciare all’affidamento solo qualche giorno dopo la sua nomina è stata, probabilmente, affrettata e si è uniformata passivamente a decisioni prese in altra sede. Avrebbe dovuto, nella logica della tutela e salvaguardia del patrimonio sociale, come avrebbe fatto un qualsiasi amministratore, verificare soluzioni alternative a garanzia di tutti i soci. Ma era necessario far scattare l’emergenza, che è avvenuta con la rinuncia all’affidamento, per costringere il Consiglio Provinciale ad una delibera a favore di Idroservice, pur riconosciuta non legittima, per garantire la continuità del servizio.

La soluzione sin qui percorsa dalla maggioranza ha una grave pecca perché danneggia e lascia in situazione precaria, anche per le responsabilità patrimoniali, i Comuni del Meratese, del Casatese e dell’Oggionese. Quali le ragioni? Probabilmente le ragioni vanno ricercate nel disegno di realizzazione di una società non strumentale alle attività istituzionali e aperte più agevolmente al mercato finanziario. Lo hanno scritto gli amministratori di L.R.H. nel progetto di “spin-off” che ha portato alla costituzione di Idroservice. In questa logica sono necessari i “profitti” che, però, nel settore idrico non sono consentiti.

Rimandiamo al sindaco di Garlate, Giuseppe Conti, e ai Sindaci che la pensano come lui, l’accusa di provocare l’affidamento mediante gara da parte di chi non è allineato. È vero il contrario, come sembra confermare il recente parere dell’Autority per la concorrenza. Ma forse è proprio quello che qualcuno vuole.

Se si dovesse arrivare all’affidamento mediante gara, come farà il sindacato a spiegare ai lavoratori che il possibile nuovo affidatario privato, magari nella logica della ottimizzazione dei costi, potrebbe procedere con una riduzione del personale. È un leitmotiv già visto. D’altronde il sindacato, dopo aver affermato la propria contrarietà ad una società di 2° livello ha deciso, per ragioni che non conosciamo, percorrere esattamente quell’ipotesi.

Cittadini, attenzione, alle frasi fatte e alle affermazioni facili, spesso nascondono la verità. Il Comitato Acqua Pubblica non ha mire di governo e nessuno dei suoi aderenti ha ambizioni personali, si chiama fuori dalla “casta”, ma non demorde nella battaglia per i Beni Comuni e per la Democrazia in questo Paese.

Per questo motivo ci siamo dilungati, e ci scusiamo, ma abbiamo voluto essere precisi e, possibilmente chiari, in una situazione complessa.

Comitato Lecchese Acqua pubblica e beni comuni


SULL’ACQUA NIENTE IPOCRISIE

5/10/2014

 
Abbiamo letto sui media locali i puntuali resoconti delle duplici assemblee di Idrolario e di LRH svoltesi  il 2 ottobre. Con soddisfazione registriamo di fatto, grazie al prezioso lavoro congiunto e trasversale di alcuni Comuni, il blocco dell’ipotizzato percorso, purtroppo sinora maggioritario nei sindaci, che ci vede da tempo contrari e proponenti soluzioni molto più congrue e coerenti da vari punti di vista, a partire da quello economico . Infatti sembrerebbe essere meritoriamente saltato  l’affidamento diretto “in house” del  servizio idrico provinciale alla società Idroservice, costola di LRH. Operazione che, se andasse in porto,  avverrebbe in clamoroso difetto di requisiti normativi essendo la  stessa società non controllata direttamente dai Comuni, ma da consigli d’amministrazione, peraltro presieduti da amministratori unici , in spregio  a precedenti scelte sancite dagli organi competenti in materia idrica.

Detto così, come spesso succede alla maggioranza dei cittadini non adeguatamente informati , si correrebbe il rischio di non farne emergere la sostanza e la vera posta in gioco.

In gioco c’è infatti il pieno rispetto della volontà popolare espressa dall’esito referendario del 2011 che inequivocabilmente ha sancito che “ l’Acqua deve stare fuori dal mercato e che i profitti devono stare fuori dall’Acqua”.            

Per questo  noi del Comitato siamo da sempre per una  gestione esclusivamente pubblica dell’Acqua ( ma anche dei cosiddetti Beni Comuni Primari) partecipata direttamente dai Comuni, ma altrettanto da sempre sosteniamo che essa debba essere improntata ad efficienza, efficacia ed  economicità.

Quello che purtroppo invece abbiamo dovuto costatare, progressivamente scavando nella gestione idrica nella nostra Provincia, è che il “blocco di potere” che di fatto ha “tele diretto” la strategia e gli atti operativi del locale sistema idrico apicalmente presieduto dalla dirigenza di LRH ( gruppo formalmente “pubblico” ) e dei suoi referenti politici, ha concretizzato negli anni una serie di scelte che poco hanno a che vedere con una congrua e risparmiosa funzione di un servizio pubblico alla collettività, tra l’altro con annesse incongrue lievitazioni delle tariffe.

E’ per questo che, con ben presente l’assoluta necessità di mantenere in esclusive e dirette mani pubbliche intercomunali l’intero settore idrico, abbiamo ritenuto nostro dovere di Cittadini  presentare un esposto alla Corte dei Conti, l’unica per competenza in grado di verificarne l’operato amministrativo.

Infatti per noi, come per altri Cittadini il “pubblico” quando non funziona, soprattutto in materia  di Beni Comuni Primari, va migliorato e non “svenduto” a privati o assoggettato alle logiche di mercato. La peculiare ed indispensabile funzione sociale dei servizi sottesi a diritti/doveri essenziali non può essere gestita secondo le logiche di mercato, per loro natura orientate, comprensibilmente in altri settori a loro congeniali,  prioritariamente al profitto.

Con uno slogan si potrebbe dire che per l’Acqua e la sua corretta gestione, noi tutti dobbiamo rimanere cittadini portatori di diritti/doveri e non clienti.

Come riteniamo che la linea politica, evidente nel nostro Paese, di continue e sempre più grandi e centralizzate aggregazioni societarie , assoggettate a consigli d’amministrazione sempre più orientati alla commercializzazione e finanziarizzazione dei servizi, allontanandola sempre più dal controllo locale, di fatto stia espropriando Comuni e Cittadini delle loro funzioni essenziali, intaccando così, spesso in modo astutamente quanto ideologicamente mascherato da presunta efficienza, il patrimonio reale di Democrazia Partecipata e quindi dei diritti di base.

Ecco perché apprezzando la decisa opera del gruppo di Comuni che doverosamente si sta battendo a livello locale per opporsi a questa più o meno strisciante ed incongrua strategia, continuiamo ad indicare come fine ultimo delle scelte gestionali in tema idrico il modello di un ente di diritto pubblico consortile, che preveda anche organismi di partecipazione diretta dei cittadini. 

Che dire infine dei comportamenti “trasformistici”, non da ora e con vari soggetti interessati, di alcuni esponenti del mondo politico ed istituzionale locale, registrati anche nel corso delle citate assemblee : riteniamo che possano essere ben evidenti all’opinione pubblica che ne saprà trarre motivate conseguenze.  Come parimenti riteniamo che gli stessi Cittadini sappiano ben comprendere anacronistici “calcoli” partitici che considerassero alla stregua di puro oggetto di diatriba politica la delicatissima questione dell’Acqua e dei Beni Comuni Primari.

A tutti far invece la propria parte, nell’esclusivo interesse collettivo !

COMUNICATO STAMPA IN RISPOSTA AL SINDACATO

2/10/2014

 
Un comunicato, quello sindacale sulla situazione dell'Idro in provincia di Lecco, che sorprende per i contenuti e i toni espressi. La FULC, federazione che riunisce la triade sindacale, CGIL, CISL e UIL, del settore chimico, assume una precisa posizione a favore della cessione del ramo d’azienda da parte di Idrolario a Idroservice sottolineando che tale operazione era stata approvata dai Sindaci della provincia all’unanimità, fatto non corrispondente al vero perché il dibattito sul tema è aperto da vario tempo e alcuni Comuni, anche importanti, da sempre manifestano la loro contrarietà rispetto ad un’operazione estranea agli interessi dei cittadini e utenti.

Il Consiglio provinciale lecchese, il 28 ottobre 2013, ha deliberato (delibera tuttora in vigore) l’affidamento del servizio a Idroservice a condizione che, entro il termine del 30 giugno scorso e prima dell’affidamento, la società diventasse società di 1° livello, ossia società partecipata direttamente dai Comuni. Questa condizione non è stata realizzata e, quindi, l’attuale operazione viene effettuata in violazione di un preciso indirizzo politico dall’unico Ente cui era demandata la definizione dell’affidamento idrico. La delibera non è stata modificata o sostituita e, quindi, è vincolante. Forse la FULC non sa o non ha verificato che l’operazione che si intende realizzare è in violazione di una precisa e vincolante disposizione vigente.

La FULC, probabilmente, non sa nemmeno che la cessione di ramo d’azienda che comprende beni incedibili per legge e per disposizione statutaria sarebbe illegittima.

Ma la FULC non sa nemmeno che Idrolario si trova in difficoltà finanziarie, con conseguenze negative sulle tariffe, e quindi sugli utenti, e precarie, con conseguenze negative sui lavoratori, perché non si è voluto dotare la società degli strumenti operativi necessari per una gestione economica, efficace ed efficiente a danno, ovviamente, sempre degli utenti e dei lavoratori. Non è una nostra opinione ma il risultato di una analisi dei bilanci di Idrolario e delle società che, di fatto, hanno gestito il servizio idrico senza esserne affidatarie grazie a appalti con molti dubbi circa la loro legittimità.

Provi la FULC ad approfondire la questione e si renderebbe conto che gli utili di Lario Reti Holding, prima, e Idroservice dopo, hanno prodotto perdite per Idrolario che ha dovuto sopperire con impropri q          uanto inopportuni aumenti tariffari. Gli aumenti tariffari sottraggono risorse agli utenti che, per la maggior parte, sono anche lavoratori e questo è un danno per gli utenti ed i lavoratori.

Non comprendiamo l’invito a realizzare il processo di aggregazione in conformità con gli impegni assunti perché i Comuni che nel passato hanno espresso il loro dissenso, mantengono coerentemente la propria posizione; gli impegni assunti dalla FULC con le Direzioni e i Presidenti delle due società, se a questo si fa riferimento, sono ininfluenti perché non sono di competenza della FULC, ma nemmeno degli organismi societari di Idrolario e Idroservice, gli indirizzi politici di governo del territorio.

I Sindaci e i Consigli comunali, eletti direttamente dai cittadini, sono gli unici cui è riconosciuto e compete questo ruolo. Il diritto di non condividere e di proporre soluzioni diverse ritenute più coerenti con gli interessi generali e più trasparenti, è una espressione di democrazia.

Il Referendum del 2011 che, a grande maggioranza e con grande partecipazione dei lavoratori, ha voluto che l’acqua resti pubblica, tale rimane solo se il servizio sarà gestito da una società a totale e diretta partecipazione pubblica. Tutte le altre soluzioni privilegiano la “Corporate financing”, tanto cara all’amministratore di L.R.H. che è funzionale ad una gestione finanziaria e non alla gestione pubblica del servizio idrico. Ma il sindacato è proprio convinto che la “finanza” tuteli gli utenti ed i lavoratori? Che strano!

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